
In merito a questo, la rivista Reset ha promosso una raccolta di firme contro la tesi centrale di “Viva Israele”, il nuovo libro si Allam. Paolo Branca, David Bidussa, Enzo Bianchi, Gadi Luzzatto Voghera, Alberto Melloni, Angelo d’Orsi, Ombretta Fumagalli Carulli, Nasr Hamid Abu Zayd, Giovanni Miccoli, Marco Varvello sono solo alcuni dei firmatari di un documento pubblicato sul nuovo numero della rivista diretta da Giancarlo Bosetti il quale afferma di fare attenzione a non cadere nella logica da tifo calcistico in quanto si tratta comunque di un tema religioso.
Così per la prima volta, il mondo accademico e giornalistico ha deciso di prendere una posizione chiara e inequivocabile contro Magdi Allam. Docenti universitari, storici, arabisti, studiosi di religione, giornalisti e gente comune: in duecentotrenta hanno firmato l’appello per denunciare un certo modo di fare “giornalismo”.
Qui di seguito riporto un articolo di Avvenire:
La difesa di Israele torna a dividere. Casus belli, stavolta, l’ultimo libro di Magdi Allam «Viva Israele» (Mondadori, pagine 206, euro 17) in cui il giornalista di origini egiziane accusa numerosi intellettuali italiani di cedevolezza, anche consapevole, al pericolo islamista e di ostilità nei confronti dello stato ebraico. La risposta non si è fatta attendere molto. Dopo essere circolato fra le caselle di posta elettronica e le cattedre universitarie, un appello contro le tesi di Allam viene ora pubblicato da Reset, mensile di politica e cultura di taglio progressista, nel suo numero di luglio, con il titolo di «No al giornalismo tifoso» (e che Allam, raggiunto per telefono, non ha voluto commentare).«Intendiamo protestare fermamente davanti alla sfrontatezza di chi afferma che le università italiane "pullulano" di "docenti collusi con un’ideologia di morte profondamente ostile ai valori e ai principi della civiltà occidentale e all’essenza stessa della nostra umanità"» si legge nel testo.
«Ci pare davvero eccessivo – continua l’appello – che quanti, in sede di dibattito scientifico e civico, esprimono posizioni differenti da una pretesa unica "verità interpretativa" divengano automaticamente estranei a universali valori di civiltà o, addirittura, alieni dalla comune umanità. Una tale impostazione non è solo lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia costituzionale – e molto più in linea con ideologie totalitarie – ma si pone anche a siderale distanza dal senso critico che sta alla base della ricerca storica e scientifica e della stessa, difficile ma essenziale, missione dell’informazione giornalistica in una società plurale»
Impostazione che «rischia di contribuire, purtroppo, al preoccupante imbarbarimento dell’informazione», e che alimenta «una logica da tifo calcistico piuttosto che analitica e razionale, soprattutto quando si toccano temi delicati e sensibili come quelli religiosi e, in particolare, relativi all’Islam e alle questioni legate all’area mediorientale».
Primo firmatario di questa lettera aperta è Paolo Branca, docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano, preso di mira da Magdi Allam per un commento ritenuto compiacente «alle invocazioni a Dio per distruggere Israele fatte dall’imam Moussa nella grande Moschea di Roma».
Fra le restanti 230 firme, si contano quelle di storici come Angelo D’Orsi, Giovanni Miccoli, Agostino Giovagnoli, Franco Cardini, Alfredo Canavero, Gadi Luzzatto Voghera, Guido Formigoni e di studiosi di religioni come Gabriele Mandel, Piero Stefani, Enzo Bianchi, Massimo Jevolella, Franco Riva e Paolo De Benedetti.
Oltre a questo manifesto, Reset pubblica nel suo dossier dal titolo «L’ultimo libro di Magdi Allam: un inno per la terra di David o un attacco all’Islam?» interventi di David Bidussa, Giancarlo Bosetti, Khalid Chaouki, Amara Lakhous e Massimo Campanini. A quest’ultimo, docente di storia contemporanea dell’islam all’Università Orientale di Napoli, Allam ha dedicato nel suo libro due pagine al vetriolo per affermazioni come:
«Sono molti gli autorevoli intellettuali europei che, pur mantenendo il legame culturale con i Fratelli Musulmani egiziani, e all’interno di un discorso di neoislamizzazione sociale e civile, perseguono la costruzione della Wasatiyya, una "via mediana dell’islam", che esprime posizioni molto moderne e democratiche»
Per Campanini, nella sua replica su Reset, «stupisce notare come Magdi Allam sembri del tutto ignorare la letteratura scientifica sulle questioni mediorientale... È la banalizzazione dell’islamismo che finge di non vedere come, all’interno dei Fratelli Musulmani, in Egitto e nel mondo arabo, vi siano correnti di pensiero e di azione che si raccolgono attorno alla parola d’ordine Wasatiyya ("giusto mezzo"). Lo studioso americano Raymond Baker ha ampiamente documentato questa realtà. E del resto si va sempre più diffondendo nella ricerca scientifica la convinzione che la radicalizzazione dell’islamismo sia dovuta anche, se non soprattutto, alla repressione cui sono stati sottoposti i movimenti moderati degli anni Cinquanta-Sessanta. È dunque sbagliato e controproducente identificare il jiadismo con i Fratelli Musulmani».
Un difensore d'ufficio di Magdi Allam (Pierluigi Battisti, ndr), invece, ribatte sul Corriere con un editoriale delirante:
"Cosa mai possono concretamente sperare le (così dicono) «centinaia di firme» apposte a un documento che si scaglia contro un libro, quello di Magdi Allam? Forse indurre l’autore ad abiurare? L’editore a ritirare il volume? I librai a disfarsene?A dichiarare fuori legge un saggio per aver violato chissà quale articolo del codice penale? Oppure, come è più probabile ma non meno inquietante, a rinchiudere il bersaglio di tanta ardente indignazione in un recinto infetto, fare terra bruciata attorno a lui, insomma a procurare un effetto intimidatorio su chi si è macchiato della grave colpa di aver scritto quel libro?"
Non meno delirante l'editoriale di Renato Farina su Libero:
"Magdi Allam deve aver sentito una mano di ghiaccio sul collo. Duecento intellettuali, persone gentili, molto cristiane, brave di penna, cattedratici stimati, predicatori di pace, incapaci di fare del male a una mosca, hanno firmato un manifesto contro di lui. Lo sanno che cosa hanno fatto? Hanno la testa, insegnano all'università: si presume di sì. Tutti sanno che contro Allam sono state pronunciate sentenze di morte e c'è intorno a lui un vuoto sociale da macumba, al punto che è il giornalista più blindato del mondo. Tutti sanno meno loro? E allora perché si sono presi la briga di prendere in mano il foglio scritto da un arabista dell'Università Cattolica di Milano, Paolo Branca, e poi pensarci su, quindi metterci la firma, non prima di aver raccomandato l'adesione ad altri? Poi è successo che un tipo serio come Giancarlo Bosetti, ex vicedirettore dell'Unità, collaboratore di Repubblica, l'ha piazzato con enorme solennità sulla sua rivista Reset"
Il delirio tocca una vetta irraggiungibile con l'editoriale pubblicato su Il Foglio:
"Tra i firmatari c’è anche Angelo D’Orsi, uno che ha la scomunica facile quando si prova a mettere in discussione la vulgata dell’antifascismo come religione civile. Magdi Allam è abituato a vedersi scomunicare pubblicamente. Gira con la scorta, accerchiato da tre uomini armati, minacciato di morte. Cosa sarà mai un dossier polemico di Giancarlo Bosetti? L’intellettuale islamista Tariq Ramadan gli ha dato del “cristiano” in un dibattito pubblico con Daniel Pipes. Equivale all’accusa di blasfemia. Ora un appello di duecento intellettuali, pubblicato dal contenitore amatiano Reset, intende screditare il suo nobile lavoro di sradicamento della cultura della persecuzione dal nostro paese. Criticare un giornalista arabo che ha rotto con l’omertà tribale, venuto in Italia a denunciare l’infiltrazione fondamentalista nelle nostre moschee trasformate in centrali dell’odio, che scrive inni alla dignità della persona contro il negazionismo endemico che assedia come la peste una parte del mondo islamico, mettere in dubbio la sua apologia dell’occidente come destino di libertà, tutto questo è ovviamente lecito e ammissibile. Non lo è mostrificare Magdi Allam. Perché lui non è un analista qualunque, ma un pezzo importante di una guerra culturale che durerà decenni. Forse il gran censore Angelo D’Orsi pensava ad altro all’epoca, ma noi ci ricordiamo il trattamento in occidente dei dissidenti sovietici. E quest’appello ha tutto il sapore dell’umiliazione pubblica leninista".
Lista dei firmatari:
Paolo Branca, David Bidussa, Giancarlo Bosetti, Enzo Bianchi, Gadi Luzzatto Voghera, Angelo d'Orsi, Paolo De Benedetti, Nasr Hamid Abu Zayd, Nina zu Fürstenberg, Giovanni Miccoli, Marco Varvello, Alberto Melloni, Agostino Giovagnoli, Ombretta Fumagalli Carulli, Patrizia Valduga, Michelguglielmo Torri, Pippo Ranci Ortigosa, Anna Bozzo, Dario Miccoli, Isabella Camera D'Afflitto, Francesca Corrao, Ugo Fabietti, Brunello Mantelli, Sumaya Abdel Qader, Diego Abenante, Giorgio Acquaviva, Roberta Adesso, Claudia Alberico, Marco Allegra, Massimo Alone, Daniela Amaldi, Maurizio Ambrosini, Sara Amighetti, Lubna Ammoune, Michael Andenna, Giancarlo Andenna, Carlo Annoni, Caterina Arcidiacono, Barbara Armani, Monica Bacis, Pier Luigi Baldi, Anna Baldinetti, Giorgio Banti, Gianpaolo Barbetta, Roberto Baroni, Elena Lea Bartolini, Annalisa Belloni, Giovanni Bensi, Michele Bernardini, Giovanni Bernardini, Francesca Biancani, Giovanna Biffino Galimberti, Valentino Bobbio, Giuliana Borello, Franco Brambilla, Daniela Bredi, Alberto Burgio, Paola Busnelli, Maria Agostina Cabiddu, Fabio Caiani, Alfredo Canavero, Paolo Cantù, Fanny Cappello, Franco Cardini, Paola Caridi, Lorenzo Casini, Fabrizio Cassinelli, Paolo Ceriani, Maria Vittoria Cerutti, Francesco Cesarini, Michelangelo Chasseur, Antonio Chizzoniti, Franca Ciccolo, Cornelia Cogrossi, Chiara Colombo, Annamaria Colombo, Silvia Maria Colombo, Alessandra Consolaro, Giancarlo Costadoni, Antonio Cuciniello, Giovanni Curatola, Irene Cusmà, Cinzia Dal Maso, Monia D'Amico, Laura Davì, Francesco D'Ayala, Fulvia De Feo, Fulvio De Giorgi, Paolo di Giannatonio, Miriam Di Paola, Rosita Di Peri, Maria Donzelli, Camille Eid, Fabrizio Eva, Guido Federzoni, Alessandro Ferrari, Valeria Ferraro, Nicola Fiorita, Francesca Flores d'Arcais, Filippo Focardi, Daniele Foraboschi, Guido Formigoni, Ersilia Francesca, Annalisa Frisina, Carlo Galimberti, Enrico Galoppini, Laura Galuppo, Antonella Ghersetti, Mauro Giani, Aldo Giannuli, Manuela Giolfo, Fabio Giomi, Emanuele Giordana, Demetrio Giordani, Gianfranco Girando, Elisa Giunghi, Carlo Giunipero, Anna Granata, Francesco Grande, Fabio Grassi, Maria Grazia Grillo, Laura Guazzone, Rachida Hamdi, Virgilio Ilari, Massimo Jevolella, Massimo Khairallah, Chiara Lainati, Giuliano Lancioni, Filippo Landi, Angela Lano, Clemente Lanzetti, Paolo La Spisa, Raffaele Liucci, Claudio Lojacono, Silvia Lusuardi Siena, Monica Macchi, Paolo Maria Maggiolini, Paolo Magnone, Roberto Maiocchi, Diego Maiorano, Gabriele Mandel Khan, Patrizia Manduchi, Ermete Mariani, Annamaria Martelli, Paola Martino, Elisabetta Matelli, Vincenzo Matera, G. Mazzola Nangeroni, Carlo Maria Mazzucchi, Alessandro Mengozzi, Alvise Merini, Saber Mhadhbi, Ferruccio Milanesi, Stefano Minetti, Marco Mozzati, Vincenzo Mungo, Beniamino Natale, Enrica Neri, Sergio Paiardi, Francesco Pallante, Monica Palmeri, Simona Palmeri, Maria Elena Paniconi, Irene Panozzo, Michele Papasso, Daniela Fernanda Parisi, Antonio Pe, Fausto Pellegrini, Claudia Perassi, Alessio Persic, Marta Petricioli, Martino Pillitteri, Daniela Pioppi, Paola Pizzo, Alessandro Politi, Paola Pontani, Antonietta Porro, Gianluca Potestà, Rossella Prandi, Abdelkarim Hannachi, Elena Raponi, Savina Raynaud, Riccardo Redaelli, Giuseppe Restifo, Michele Riccardi, Franco Riva, Marco Rizzi, Maria Adele Roggero, Maria Pia Rossignani, Ornella Rota, Monica Ruocco, Rassmeya Salah, Ruba Salih, Brunetto Salvarani, Giovanni Sambo, Marco Sannazaro, Paolo Santachiara, Milena Santerini, Maria Elena Santomauro, Cinzia Santomauro, Giovanni Sarubbi, Federico Ali Schuetz, Giovanni Scirocco, Deborah Scolart, Lucia Sgueglia, Ritvan Shehi, Rita Sidoli, Stefano Simonetta, Piergiorgio Simonetta, Lucia Sorbera, Carlo Spagnolo, Salvatore Speziale, Stefania Stafutti, Oriella Stamerra, Giovanna Stasolla, Piero Stefani, Alessandra Tarabochia, Dario Tarantini, Maurizio Tarocchi, Andrea Teti, Massimiliano Trentin, Emanuela Trevisan Semi, Lorenzo Trombetta, Michele Vallaro, Marisa Verna, Marco Francesco Veronesi, Fabrizio Vielmini, Edoardo Villata, Franco Zallio, Patrizia Zanelli, Francesco Zappa, Luciano Zappella, Boghhos Levon Zekiyan, Ida Zilio Grandi, Raffaello Zini, Ali Hassoun, Alexander Hobel.
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