Friday, May 30, 2008

La predilezione dell’inflessione brasiliana nei confronti di quella lusitana nel processo di standardizzazione della lingua portoghese

In un periodo in cui, a partire dal processo di decolonizzazione si è assistito all’incremento dell’importanza delle lingue delle ex potenze coloniali, ecco una recente notizia tanto singolare quanto interessante. Se risulta però poco comune sentire che la lingua di una ex potenza coloniale si adegui ai canoni ortografici e agli standard di una sua ex colonia, eccovi il caso del portoghese.

Recentemente il Parlamento di Lisbona ha approvato un accordo ortografico tra gli otto Paesi al mondo dove si parla portoghese (oltre a Portogallo e Brasile, Angola, Mozambico, Capo Verde, Timor Est, Guinea-Bissau e São Tomé e Principe) ufficializzando la soppressione di alcune lettere, secondo l’inflessione brasiliana, che nella pronuncia corrente sono andare perdute.

Nonostante non si tratti di un cambiamento radicale, era prevedibile che nel processo di unificazione della lingua lusitana fossero i portoghesi a cedere, in quanto non contano più di 10 milioni di parlanti, rispetto ai più di 200 milioni di brasiliani (ben il 91% di tutti i parlanti portoghese nel mondo).

Se tale riforma prevede l’uniformità delle ricerche telematiche e una facilitazione del linguaggio giuridico internazionale, dal punto di vista personale non reputo tale politica un eccesso di carattere permissivo. Ritengo piuttosto si tratti di un atteggiamento che rispetta le reali esigenze di un idioma, effettuato sulla base di un effettivo uso della lingua (a maggioranza di inflessione brasiliana), che da un lato può facilitare il dialogo tra i lusitani e i brasiliani, e dall’altra permette alla lingua di evolversi in maniera naturale.
Tale approccio contrasta in maniera radicale rispetto all’attuale politica di soppressione del governo francese nei confronti delle lingue creole dei Caraibi, che si sono sviluppate attraverso uno storpiamento della lingua francese misto a elementi di grammatica dell’Africa occidentale, dovuta alla tratta degli schiavi. È chiaro che un atteggiamento istituzionale simile impedisce lo sviluppo naturale di una lingua. Rispondendo alla giustificazione di Parigi, basata sulla presunta purezza della lingua francese, si può affermare che la lingua di Baudelaire si è sviluppata dallo storpiamento del latino classico con elementi della lingua dei Franchi.

Infine, ritengo che la riforma imposta del governo di Lisbona possa essere difficilmente applicata al caso del castigliano sudamericano nei confronti di quello di Madrid in quanto il panorama latino americano presenta molte incongruenze interne.

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