Thursday, October 4, 2007

DISCORSO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI DELL'UZBEKISTAN, 10.09.07, Roma

Michelguglielmo Torri, in qualità di presidente di Asia Maior, ha ricevuto dalla rappresentanza diplomatica dell’Uzbekistan in Italia il testo del discorso del discorso del Ministro degli Affari Esteri della Repubblica dell’Uzbekistan, Vladimir Norov, alla Conferenza Internazionale "L’Asia Centrale: il ruolo dell'Italia e le prospettive dell'Europa" (Roma, 11 settembre 2007).
L'Ambasciata della Repubblica dell’Uzbekistan in Italia ha chiesto a Torri di diffondere il discorso, in quanto un documento rilevante a coloro che si interessano della situazione politica dell'Asia Centrale a coloro che potessero esserne interessati; ed è proprio questo il motivo per cui ho deciso di inoltrare il documento.




Discorso del Ministro degli Affari Esteri dell’Uzbeksitan
S.E. Vladimir Norov
alla Conferenza internazionale
“Asia Centrale: Ruolo dell’Italia e la Prospettiva Europea”
(Roma, 10 settembre 2007)

Egregi Signore e Signori !

Prima di tutto vorrei esprimere gratitudine al Ministro degli Affari Esteri dell’Italia, S.E. D’Alema, per l’organizzazione della Conferenza di oggi e per l’ospitalità a noi riservata.
Noi condividiamo l’opinione che i rapporti di collaborazione tra l’Europa e l’Asia Centrale crea grandi prospettive. A questo senza dubbio ha contribuito il documento “L’Unione Europea e l’Asia Centrale: la Strategia ed il nuovi rapporti tra i partner”, approvato in giugno del 2007.
Fa piacere che più di una metà delle proposte dell’Uzbekistan sono stati rispecchiati nell’attuale strategia.
L’Uzbekistan sostiene la politica e l’approccio dell’Italia, finalizzati ad un più attivo coinvolgimento dell’Europa nell’Asia Centrale, cui l’importanza geopolitica cresce in virtù di una serie di motivi.
In primo luogo il raggiungimento dell’indipendenza gli Stati dell’Asia Centrale che, dopo aver superato il processo di profonde trasformazioni economiche e politiche, cominciano ad avere un ruolo politico crescente in area internazionale.
Ormai stabili e prosperosi, gli Stati dell’Asia Centrale, situati sull’incrocio strategicamente importante dei due continenti, possono ora essere coinvolti con più efficienza nella soluzione dei problemi politico-economici e svolgere il ruolo di partner affidabile dell’Europa e dell’Asia, nonché del mondo globale.
È evidente che la completa e efficace realizzazione della strategia dell’Unione Europea nei confronti dell’Asia Centrale non è possibile senza un sostegno e partecipazione di tutti gli Stati della Regione.
Tuttavia, come dimostra l’esperienza, una cooperazione fruttuosa è possibile soltanto basandosi sui principi della parità dei diritti, del rispetto reciproco, della considerazione degli interessi delle parti e della non ingerenza negli affari interni.
Infatti la storia e la realtà attuali confermano che nella nostra Regione raggiungono grandi successi solo gli Stati che in realtà rispettano questi principi universalmente riconosciuti.
Non dobbiamo dimenticare il fatto che l’Europa e l’Asia Centrale sono separate da migliaia chilometri e che la maggioranza della nostra popolazione professa l’islamismo, ha tradizioni e mentalità proprie del popolo asiatico.
Tutti i Paesi dell’Asia Centrale, avendo in comune il passato sovietico, nello stesso tempo seguono la loro propria strada nello sviluppo economico e politico.
Secondo la nostra convinzione la democrazia è il processo di sviluppo interno di una società e non il suo punto finale di destinazione.
Ogni tentativo di imporre dall’esterno gli standard democratici, la morale ed i valori, presentarsi in qualità di “maestro” oppure “guida”, sono controproducenti e sono destinati a fallimento.
L’Uzbekistan dopo il dissesto dello sistema totalitario sovietico ha scelto consapevolmente negli ultimi 16 anni di aderire ad ogni valore democratico e ha conseguito notevoli risultati nella garanzia dei diritti umani, nella creazione degli istituti democratici e nella costruzione della società civile.
La nostra strada dello sviluppo democratico è basata prima di tutto sulla consapevolezza dei valori storici, nazionali e spirituali del popolo uzbeko e nello stesso tempo tiene in considerazione ideali riconosciuti universalmente.
Attualmente, con numerosi esempi, è possibile vedere che il modello scelto da noi corrisponde completamente alle aspettative, in quanto presuppone cambiamenti evolutivi e progressivi radicali senza alcun esperimento sociale oppure “rivoluzioni culturali”.
Dal 1 gennaio 2008 in Uzbekistan verrà completamente abolita la pena di morte e introdotto il istituto “Habeas Corpus”. Nel paese è stato creato il sistema multipartitico, rafforzata l’importanza e influenza dei partiti politici. Questo è testimonianza del fatto che stiamo perseguendo la giusta via.
Per noi è importante che i paesi della Unione Europea mostrino maggior comprensione della situazione reale in cui si trovano gli Stati della Regione, che prima di ogni cosa si cercasse di constatare i positivi progressi e pertanto di sostenere i nostri sforzi.

In secondo luogo, lo sviluppo dinamico dell’economia mondiale e l’aumento dell’insufficienza delle risorse suscitano la tensione sui mercati dei servomezzi, dai quali dipende la sicurezza di molti Stati e la stabilita del sistema delle relazioni internazionali. Prima di tutto questo riguarda l’Europa, cui la dipendenza dalle risorse energetiche esterne e dai percorsi di consegna aumentano costantemente.
Essendo situati nel cuore dell’Asia Centrale l’Uzbekistan occupa l’ottavo posto nel mondo per l’estrazione di gas naturale ed il quinto posto in CIS per la produzione di risorse di combustibili ed energetici. I giacimenti potenziali sono stimati in più di 4 miliardi di tonnellate di petrolio, 630 milioni di condensato di gas e 80 mila tonnellate di uranio. I giacimenti scoperti di gas ammontano a 3 trilioni di metri cubi. L’Uzbekistan dispone di un imponente sistema di gasdotti, la cui totale estensione è di 13 mila chilometri. In questo sistema il gas uzbeko viene utilizzato sia dai consumatori interni sia esportato negli stati vicini, Kazakistan, Kirgizistan e Tajikistan, ed ancor più viene trasportato in direzione Nord.
Siamo disponibili a discutere tutte le proposte dell’ UE in quest’ambito a livello bilaterale e multilaterale, compreso il programma Inogate. Le prospettive di collaborazione energetica tra l’UE e l’Uzbekistan sotto molti aspetti dipenderanno dalle condizioni che potranno essere proposte dai partner europei, in particolare nel campo degli investimenti nonché del clima comune dei nostri rapporti.
Insieme a questo vorrei sottolineare che alla crescita dell’importanza dell’Asia Centrale nel Mondo contribuiscono non solo la disponibilità delle risorsi energetiche ma anche i progressi degli Stati della Regione nella realizzazione delle riforme di mercato.
I risultati delle trasformazioni economiche in Uzbekistan non sono caratterizzate soltanto dagli alti criteri degli standard internazionali, dai criteri di crescita del PIL, ma anche dalla loro stabilità.
A partire dal 2004 la crescita del PIL ha superato annualmente il 7% e nella prima metà dell’anno corrente ha quasi raggiunto il 10%. L’export dei prodotti è aumentato del 39%, di cui la sua parte principale (circa il 70%) a differenza degli altri Stati non occupa materie prime ma prodotti finiti.
È stata formata una classe di proprietari, che deve diventare non solo il fondamento del progresso economico del Paese ma anche la parte politicamente attiva della popolazione per l’ulteriore consolidamento e lo sviluppo della democrazia. Se nel 1991 la parte della piccola e della media imprenditoria costituiva soltanto l’ 1%, nel 2007 prevediamo di aumentare tale percentuale al 45% e nel 2010 al 50-52%.
Secondo la nostra opinione ed in coerenza con i comuni progetti d’investimento, la formazione professionale per la moderna produzione, non solo nei settori di estrazione e di trasformazione ma anche nel settore delle alte tecnologie, potrebbe essere un fattore importantissimo, che possa significativamente contribuire alla risoluzione dei problemi di occupazione della popolazione ed assicurare uno sviluppo stabile economico, ed in ultima analisi assicurare sicurezza e stabilità economica e sociale nella Regione.
Con riferimento alla collaborazione economica tra l’Unione Europea e l’Asia Centrale vorrei evidenziare le seguenti questioni che contribuiscono alla sua efficacia.
Primo. Debbo far rilevare che i volumi dei finanziamenti assegnati dalla UE per la collaborazione tecnica con la nostra Regione sono molto bassi. Per esempio il volume di assistenza del programma TACIS per l’Uzbekistan dal 1991 al 2006 è costituito in 6,2 euro a persona, mentre in Armenia arriva a 33 euro e nelle ex Repubbliche Sovietiche ed i Paesi Baltici si eleva a 213 euro.
È evidente che i simili problemi si verificheranno anche durante il processo di realizzazione della nuova strategia del UE nell’Asia Centrale. I 750 milioni di euro previsti per tutta la regione nel periodo di 6 anni non sono sufficienti ad assicurare un notevole aumento di presenza dell’ UE ed una efficace soluzione dei problemi.
In confronto soltanto la Cina negli ultimi 3 anni ha assegnato 900 milioni di dollari di crediti agevolati, in aggiunta ad un aiuto a titolo gratuito che si misura in centinaia di milioni di dollari. I progetti, realizzati con la partecipazione delle compagnie cinesi, sono stimati in alcuni miliardi di dollari, comprendendo la costruzione delle vie ferroviari Cina-Kyrgizistan-Uzbekistan ed il gasdotto Turkmenistan-Uzbekistan-Kazakistan-Cina. Esiste un simile interesse di collaborazione con noi, rafforzato da notevoli investimenti finanziari, anche da parte di Russia, India, Giappone, Corea del Sud e numerosi Paesi Arabi.
Secondo. Nonostante il basso potenziale non utilizzato, i volumi di scambio di merci con l’Unione Europea rimangono ancora ad un basso livello.
Porterò qua una solo comparizione, il volume totale di commercio dell’Uzbekistan con la Russia secondo i risultati dell’anno corrente assommerà a più di 3 miliardi di dollari mentre questo indicatore con i 27 stati dell’UE nel 2006 è ammontato solamente ad 1 miliardo 315 milioni di dollari.
Le banche dell’Europa, avendo significative possibilità nella concessione di crediti, offrono ai paesi dell’Asia Centrale condizioni che svantaggiosamente si distinguono dalle condizioni dei nostri partner nell’Asia. Le dimensioni delle aliquote d’interesse delle banche europee variano intorno ad un tasso del 5,5% mentre le banche asiatiche offrono un’aliquota fissa dei 3%. Per le banche asiatiche nella maggioranza dei casi non è prevista la copertura assicurativa a differenza di quelle europee che conteggiano un 10-15% aggiuntivo a seconda del periodo e del importo del contratto.
Terzo. Come conosciamo, per il raggiungimento di uno stabile sviluppo economico degli Stati dell’Asia Centrale ha grande importanza il superamento dell’isolamento dei trasporti e delle comunicazioni. Purtroppo il programma di Trasek, nonostante le considerevoli spese finanziari e di altra natura, dopo i 12 anni dal suo inizio non ha mai raggiunto il suo obiettivo.
Per esempio il trasporto di carichi dall’Uzbekistan in Europa attraverso i “corridoi del nord” (attraverso la Russia) è considerato il più redditizio. Sono stati creati i nuovi percorsi di transito verso il Sud (i porti d’Iran) che funzionano in modo efficace e cui testimonianze sono i volumi degli scambi di merci che crescono in continuazione. Per fare sì che il programma del Trasek fosse efficace è necessario rivedere in modo considerevole il processo della sua realizzazione.
Quarto. Ultimamente si dimostra una dinamicità da parte di alcune paesi nella realizzazione dei progetti di costruzione degli impianti idroenergetici sui fiumi transconfinanti dell’Asia Centrale, con la raccolta di investimenti esteri anche da parte di aziende europee. A questo proposito io vorrei definire la posizione dell’Uzbekistan in questa situazione.
Le risorse e le correnti dei fiumi transconfinanti nell’Asia Centrale in tutti i tempi hanno dotato delle necessità vitali primarie gli Stati situati nel bacino di questi fiumi. Oggi questo è l’interesse di quasi 60 milioni di persone, abitanti nei 5 stati della Regione.
A questo proposito l’Uzbekistan si e schierato a favore di tutte le decisioni riguardo l’uso di questi fiumi ed in p0articolare è convinto che la costruzione di impianti idroenergetici debba considerare non solo gli interessi dei Paesi situati sulla riva ma anche gli Stati del tratto basso dei fiumi. Altrimenti potrebbe aggravare la situazione di rifornimento d’acqua nei tratti bassi di Amudaria e Syrdaria, accelerando l’arrivo della catastrofe ecologica del lago di Aral che seccando sta in pratica rendendo praticamente impossibile la sopravivenza di decine di milioni di persone.
Partendo da questo, le basi tecnico economiche dei nuovi impianti idrotecnici nei bacini dei fiumi transconfinanti dell’Asia Centrale devono risultare conformi alle richieste della convenzione dell’ONU ed essere sottoposti a perizia da parte degli ispettori internazionali. Deve anche essere presentata la garanzia che la costruzione degli impianti non avrà conseguenze ecologiche irreparabili e non violenterà l’equilibrio dell’uso della corrente d’acqua degli Stati situati sulla riva di questi fiumi. Soltanto tale approccio oggettivo può garantire il successo nella realizzazione dei progetti, compresi quelli finanziati da parte dei paesi del UE, di utilizzo delle risorse idroenergetiche della Regione.

Egregi partecipanti della conferenza,

Il futuro sviluppo degli Stati e la prosperità dei popoli dell’Asia Centrale è legata direttamente alla garanzia della pace e della sicurezza in Afganistan.
Tutti noi oggi nutriamo serie preoccupazioni per la situazione che si sta creando in questo Paese, che la quale è caratterizzata da un ulteriore inasprimento sullo sfondo dell’intensificazione militare del movimento “Taliban” e la crescita del narcotraffico.
Secondo la nostra opinione la ricerca delle vie per il raggiungimento della pace e della stabilità in Afganistan non deve essere perseguita con il potenziamento dell’uso della forza, ma attraverso la demilitarizzazione e la realizzazione di progetti rivolti alla soluzione di problemi molto critici e di origine sociale-economica. Solo in questo modo la comunità internazionale riuscirà a conquistare i cuori e la ragione degli Afgani e ottenere la loro approvazione.
Tenendo conto degli impegni a lunga scadenza assunti dalla Comunità Internazionale nei confronti dell’Afganistan è evidente la necessità di una più attiva cooperazione nella soluzione dei problemi esistenti con i paesi dell’Asia Centrale, che hanno secolari rapporti con questo Stato. L’Uzbekistan, stimando positivamente il contributo d’Italia e degli altri paesi dell’Europa alla normalizzazione dell’Afganistan, contribuisce alla ricostruzione dell’economia di questo Paese.
Noi approviamo anche l’intenzione dell’UE di intensificare la collaborazione con i paesi dell’Asia Centrale nel campo della sicurezza e della lotta contro le minacce terroristiche. L’Uzbekistan è pronto allo sviluppo di collaborazioni nell’ambito di gestione dei confini, delle migrazioni, della lotta contro la criminalità organizzata ed il terrorismo internazionale, nonché commercio umano, droga ed armi.
Siamo convinti che le minacce di terrorismo e di estremismo nell’Asia Centrale deve essere considerata non come un fattore isolato ma sotto un più ampio contesto internazionale. L’intensificazione del terrorismo e dell’estremismo internazionale ha una comune tendenza ed è presente in molti Paesi e Regioni del Mondo e anche nell’Europa, le cui testimonianze sono le esplosioni di Madrid e Londra. Invece di continue dichiarazioni sulla necessità dell’unione degli sforzi per la opposizione alle minacce, dobbiamo realizzare dei concreti provvedimenti in questo campo. Noi proponiamo i seguenti passi :
In primo luogo: Intensificare i contatti tra le Polizie dei Paesi dell’Asia Centrale e dell’UE, compreso il Servizio di Coordinamento per la lotta contro il terrorismo, l’Europol, Eurogiust, al fine di preparare comuni provvedimenti per la lotta contro il terrorismo, il narcotraffico e la criminalità organizzata. Ci sono buone possibilità nella linea dei programmi Bomka e Kadap.
In secondo luogo: Potenziare la collaborazione nella lotta contro il narcotraffico, organizzare manifestazioni sulla linea di Europol, comprese le “forniture controllate”. Ampliare l’assistenza tecnica e gli investimenti ai Paesi del Asia Centrale nell’equipaggiamento e nella preparazione professionale dei servizi doganali e di frontiera. Prendere provvedimenti per la stabilizzazione della collaborazione nella sfera di estradizione delle persone ricercate dalle parti per reati commessi.

In terzo luogo: Prendere provvedimenti per la proibizione sul territorio dell’UE delle organizzazioni terroristiche e religioso-estremiste, che realizzano atti antigiuridici nei Paesi del Asia Centrale e dell’Europa, prima di tutto il “Hizb-ut-Tahrir”.
Nel contempo è importante non ammettere la trasformazione della lotta contro il estremismo religioso alla lotto contro i musulmani, all’islamofobia.
L’ Uzbekistan svolge un grande lavoro finalizzato a sostenere l’Islam illuminato e tollerante, valutato positivamente in tutto il mondo. Nel 2007 l’Organizzazione Internazionale dell’Islam sulle questioni di educazione, scienza e cultura (ISESCO) ha attribuito a Tashkent lo status di “Capitale della Cultura dell’Islam”. Nello scorso agosto abbiamo organizzato una conferenza denominata “Contributo dell’Uzbekistan nello sviluppo della civiltà islamica”, che ha suscitato un grande interesse all’estero.

Egregi signori e signore,

l’Uzbekistan è pronto a collaborare attivamente con l’Italia e l’Unione Europea in generale ed in tutte le direzioni sopraindicate.
Siamo convinti che avendo riguardo nei principi del reciproco rispetto, nei rapporti tra partner e nella considerazione degli interessi delle parti, questa cooperazione ha grandi prospettive.

Ringrazio per l’attenzione.

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